Con Mario ci siamo lasciati proprio stamattina, alle otto, prima di colazione. A mezzogiorno mi ha accompagnata alla stazione. Io abito a Milano e lui ad Ancona. Certo, non poteva durare, quando si è così lontani tutto diventa più difficile.
Sono passate cinque ore da quando ci siamo lasciati e ancora non respiro bene.
Il mio treno parte alle 13.03. Mi piacerebbe conoscere chi fissa gli orari dei treni. Avete mai visto partenze alle 13.00, alle 16.00, a un’ora qualsiasi ma intera? Io no, sono sempre partita alle 11.05, o alle 15.07, vorrei proprio conoscere chi fissa gli orari dei treni, per scoprire quale trauma infantile ha turbato la sua mente. Nessuno ha pensato ad una terapia adeguata? Sarebbe stata lunga, ma passati alcuni anni ci saremmo liberati, noi con lui, dei suoi incubi.
Dopo che si sono chiuse le porte automatiche del treno che mi riporta a Milano, ho pianto. Poi ho respirato meglio e mi sono avviata verso il vagone centrale: dove ho fatto un bagno rilassante e un massaggio. Durante i massaggi chiudo sempre gli occhi e non voglio pensare a niente. Come se fossi su un altro pianeta, in un’altra dimensione. Un massaggio ti ridà la vita. «Cura il corpo per curare lo spirito», niente di più vero. Oggi, però, avrei bisogno di un supplemento di cure. Mi alzo dal lettino, mi rivesto e mi affaccio dal parrucchiere. Luciano il parrucchiere oramai mi conosce, è un anno che prendo questo treno. Seduta sulla poltrona con i capelli bagnati, dopo il lavaggio, Luciano mi guarda, occhi dolci da coiffeur, qualcosa ha capito. Con modi discreti ma familiari, non mi propone il solito trattamento per poi parlare di argomenti banali. Mi pettina timoroso i capelli, che ho lunghi e castani, e con aria grave consiglia una tinta, simula un taglio discreto poi uno più drastico. – Sì –, gli rispondo.
Prima di arrivare alla Stazione Centrale ho solo mezz’ora, telefono a Franco, un caro amico, siamo stati fidanzati a diciannove anni. Quando scendo dal treno è lì che mi aspetta, vicino alle scale mobili, ma non mi vede, non mi riconosce, solo quando mi fermo davanti a lui sorride: – Sei diversa –, mi dice.

 

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