Mi piace pensare le creature alate, tracciate visionariamente con gesto semplice ed espressionista da Daniela Tomerini, come fossero gli Amesha Spenta, cioè come rappresentassero le immagini dei sei santi immortali, dei sei spiriti guida subordinati ad Ahura Mazda, il Signore Sapiente, colui che domina il pensiero di Zarathustra (Zoroastro) e, più tardi, durante il periodo achemenide, che rappresenta il concetto di divinità proprio dello Zoroastrismo (credenza vicina alla tradizione vedica indiana fondata, appunto, da Zarathustra tra il VII e il VI secolo a.C), una delle più antiche religioni presenti sul nostro pianeta e la più importante e meglio nota in Persia, in Anatolia, nell’odierno Pakistan, in Afghanistan, in Armenia, nelle regioni del Kaifeng e dello Zhenjiang, oggi cinesi, in zone dell’odierna India, nella penisola arabica in era precristiana e preislamica; una religione che ha avuto una larga influenza su quelle di ceppo abramitico (ebraismo, cristianesimo, islamismo) e su Mitraismo, Manicheismo e Mandeismo. Essi reggono l’acqua, le piante, il fuoco, l’aria, la magia e altro e portano i nomi di: Vohu Manah, buon pensiero, preposto agli esseri animati; Asha Vahishta, l’ottima legge, preposto al fuoco; Khshathra Virya, il dominio desiderabile, preposto ai metalli; Armatay, pietà, preposto alla terra; Haurvatat, integrità, preposto alle acque; Ameretat, immortalità, preposto alle piante. Non a caso vengono citati nell’Avesta, il testo sacro della religione Zoroastriana, quali immagini del divino in terra e come forze del Sacro a cui rivolgersi quando si pratica un rito (religioso o magico) che implichi le proprietà presenti nei loro nomi. So benissimo che Daniela è conscia di tutto questo, perché conosce il come le energie possano venire guidate al fine di raggiungere una dimensione ottimale del proprio essere e come, tali forze, divenute infine nostre, siano fondamentali per poter affrontare ogni gesto creativo-artistico… e non solo… in modo che le sue ‘emanazioni’ alate (o, meglio, le sue creature avvolte nelle ali), che vivono, per come sono giustamente rappresentate, una sorta di distacco dalla realtà quotidiana, risultano una possibilità di interagire con le componenti primarie che determinano la Genesi (…o, dilatato, ogni Genesi). L’Avesta, raccolta di testi di varia origine, la cui prima traduzione in lingue occidentali si deve all’orientalista francese Anquetil-Duperron nel 1771, si divide in cinque insiemi: 1) Yasna (preghiere), cioè quelle scritture per l’invocazioni recitate durante il culto e, in particolare, quando si prepara e si offre la bevanda sacrificale, l’Haoma, il liquido che conduce all’elevazione; Vispered (i giudici), una sequela di formule liturgiche che integrano lo Yasna e lo sostengono per proprietà superiore; Vendidad (le parole contro i demoni), l’unica parte dell’Avesta che ci è giunta quasi integralmente, cioè la raccolta in cui si elencano i nomi degli spiriti maligni, dove si descrivono le pene per le diverse colpe, dove si indicano le prescrizioni religiose e dove si spiegano i riti di purificazione; Yasht (adorazione), quegl’inni cantati in onore delle divinità, collegati ai singoli giorni del mese e ordinati secondo il calendario mazdeo; Khordah Avesta (Piccola Avesta), un breve compendio dell’Avesta che raccoglie brevi preghiere, una sorta di corte poesie, quasi degli haiku, per il culto quotidiano a uso dei laici. In ogni insieme dell’Avesta i sei santi immortali, i sei spiriti guida (gli angeli di Zarathustra poi, oggi, della Tomerini) sono ricordati come tramiti per comprendere la materia, sia esterna al nostro involucro, sia formante lo stesso, e suggeriscono all’orecchio del sacerdote e di chi partecipante al culto le parole, le frasi e i suoni che schiudono i sigilli delle porte che conducono all’assoluto, all’eterno, donando potenza e intoccabilità. Essendo il nodo centrale dello Zoroastrismo la costante lotta tra il Bene e il Male, Ahura Mazda, il principio positivo, è opposto ad Angra Mainyu (o Ahriman) lo spirito malvagio delle tenebre, della violenza e della morte, e alle sue legione di demoni. Il conflitto cosmico risultante interessa l’intero universo, inclusa l’umanità, alla quale è richiesto di scegliere quali delle due vie seguire. La via del bene (Asha) porterà alla felicità (Ushta), mentre la via del male apporterà infelicità, inimicizia e guerra. Nella religione di Zarathustra sono legati alla dualità di bene e male anche i concetti di Paradiso, Inferno e Giorno del Giudizio Universale. Dopo la morte l’anima dell’uomo passa un ponte (Chinvato Peretu) su cui le sue buone azioni vengono pesate con quelle cattive dai sei santi immortali. Il risultato decreta la destinazione dell’anima nel Paradiso o nell’Inferno. Quando alla fine del tempo il male sarà definitivamente sconfitto, l’universo verrà purificato in un bagno di metallo fuso e le anime dei peccatori saranno riscattate dall’inferno, quindi perdonate, e anch’esse ritorneranno al Tutto. Quindi le creature tracciate da Daniela Tomerini risultano, a seguito di questa mia analisi, come le genitrici di tutte le altre figure alate, aventi fattezze umane e rivolte alla Luce, presenti nelle credenze religiose del nostro pianeta. E’ quindi un ritorno alle origini, il fare pittorico dell’artista milanese; il ricongiugersi con una matrice primordiale; un immergersi nel sentire mistico degli inizi; una narrazione che del mitologema primario accoglie tutte le componenti.

Gian Ruggero Manzoni

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